Il Monte Velino

Il Velino è il primo baluardo montuoso che s’incontra viaggiando dalla capitale in direzione est.

“La montagna di Roma” – scriveva un decennio fa Stefano Ardito, “(…) per chi vive a Roma quella montagna è un segnale.”

Altri acuti osservatori prima di lui, avevano già descritto questa impressione, come Vincenzo Abbate, che sul Bollettino del Club Alpino Italiano n. 68 dell’anno 1902 scriveva: -“Più volte ho avuto l’occasione di nominare il Velino in questi miei decenni ed è raro trovare una cima dell’Abruzzo e della provincia di Roma da cui non si scorga, più o meno da vicino, la sua punta piramidale: anche da Roma è il monte più alto che si scorge all’orizzonte ed il primo che si veda scintillare delle nevi invernali.”

Come la scrittrice Mcdonnel: – “Guardando attentamente da Roma verso est, oltre le alture più vicine che circondano la campagna romana, si vedono ergersi in lontananza figure imprecise, simili a nuvole immerse nel blu (…) simili a sentinelle all’erta su una frontiera. (…) dai pendii più alti delle tre piramidi del Monte Velino scorgerai la meraviglia di questa terra ed il terrore che nello stesso tempo essa suscita: catene di montagne che si susseguono ed una barriera dopo l’altra isolano valli da altre valli (…)“-.

O come Steinitzer: -“Per quanto riguarda il panorama e l’orientamento oserei assegnare al Velino, senza alcun dubbio, la palma del monte più bello dell’Abruzzo (…). Con un buon cannocchiale si potrebbe osservare forse dal Velino anche la cupola di San Pietro.” -.

Tutti i viaggiatori stranieri del Gran tour provenienti dalla capitale, raggiunto l’abitato dell’attuale Tagliacozzo restavano affascinati dal colpo d’occhio che si offriva alla loro vista, come lo descrive anche Edward Lear nel suo “Viaggio attraverso l’Abruzzo pittoresco“: -“(…) ci siamo sentiti ben ripagati della fatica perché vi si gode il panorama della Marsica bellissima. Alla destra i picchi nevosi del Velino, alto più di settemila piedi, erano coperti da minacciose nuvole, e un’aspra catena di montagne nebbiose chiudeva quella parte di veduta. Lontano, in basso, sotto uno splendido sole, c’erano la lunga distesa azzurra del lago Fucino e la sua bella pianura, punteggiata e abbellita da boschi e paesi (…)“-.

Grande, complicato, a volte severo e appartato nella brutta stagione, questo massiccio racchiude molti aspetti peculiari della montagna abruzzese, da scoprire, da percorrere. Lunghi valloni si alternano a brulle dorsali a formare una ragnatela di territorio incredibilmente lavorato, di oltre 200 chilometri quadrati. La sua vetta s’innalza direttamente dalla pianura, a nord ovest della conca del Fucino e a meridione offre la sua immagine da cartolina, così come appariva a Steinitzer ai primi dell’800: – -“Sul lato sinistro, il Monte Velino appare come una potente piramide a due vertici, mentre alla sua base si estende il bacino dell’antico Lago Fucino, circondato da alti monti dalla sagoma imponente.-“-.

La vetta principale, alta “2846 metri” appare di forma slanciata, sostenuta ad est e ad ovest dalle sorelle minori: il Sevìce (2355 mt) e il Pizzo Cafornia (2409 mt). Le valli di Teve, del Bicchero e Majelama segnano una demarcazione profonda tra le cime più alte e il resto del massiccio. I confini regionali poi, ritagliano parte dei Monti della Duchessa nel Lazio e, ad oriente, i Monti della Magnola e i Piani di Ovindoli saldano il Velino alla catena del Sirente. Al centro del massiccio, in una zona orograficamente tormentata, alla testata di aride depressioni s’innalzano robuste e isolate barriere calcaree come il Murolungo e il Costone, oppure lunghi crinali come Cimata di Pezza, Costa della Sentina, Costa stellante che collegano la terra marsicana al comprensorio aquilano. Vari fattori come la geologia, la climatologia e, non ultimo, il pesante intervento dell’uomo (basti pensare a come abbia influito sul microcima locale e sulla vegetazione il prosciugamento del lago), hanno contribuito nei secoli passati a dare al Velino un aspetto arido, se è vero che ai tempo delle colonie romane le pendici dei colli intorno al lago erano ancora rivestite di folti boschi, coltivazioni ad ulivo ed agrumeti.

Eppure questa montagna mantiene inalterato un suo valore dal punto di vista botanico, con una vegetazione preziosa e rara, tenace e di selvaggia bellezza, che contende lo spazio alla nuda pietra. A nord le faggete sono ancora presenti, splendide sono quelle del Puzzillo e della Duchessa. Anche la fauna, gravemente minacciata nei secoli passati, sta ora lentamente tornando a ripopolare la montagna marsicana, grazie anche alla presenza di alcune aree protette che ritagliano il loro territorio nel massiccio del Velino e zone limitrofe: la “Riserva Naturale Orientata Monte Velino“, il “Parco Regionale Sirente-Velino“, la “Riserva Naturale guidata Zompo lo schioppo“, la “Riserva Naturale Montagne della Duchessa“.

Oggi, vagabondando tra le creste calcaree più selvagge e appartate della montagna, spesso si può avvertire il silenzio dell’alta quota rotto da un impercettibile ma insistente sibilo: sono le lunghe ali del Grifone, tornato ormai da più di una decade a fendere l’aria rarefatta di queste contrade.

 

Dal sito ufficiale del Comune di Rocca di Mezzo:
www.comune.roccadimezzo.aq.it